IL DARDO DEL 28 GENNAIO: TRENI È QUESTIONE DI PRIORITÀ

Perché è interessante riportare all’onor del mondo la Biella-Novara prima di immaginare di ottenere l’alta velocità sotto casa?

Perché dobbiamo essere realisti sul nostro territorio.

Dobbiamo immaginare una linea rivista ed elettrificata, potenziata e velocizzata, in grado di raggiungere nella metà del tempo il capoluogo piemontese.

Per i biellesi resta il secondo obiettivo per tentare di uscire dall’isolamento.

A questo si aggiunge, infatti, come primo,  l’elettrificazione della Biella-Santhià già decisa e soltanto da realizzare e poi un bel “baffo” che da Santhià sia in grado di intercettare la Torino-Milano, giusto per mantenere anche la possibilità di raggiungere Milano via Santhià nel momento in cui, per qualche motivo, non si riuscisse ad elettrificare la Biella-Novara.

Alla fine, soltanto quando tutto questo fosse realizzato con una cifra che si aggira intorno ai 100 milioni di euro complessivi, allora potremmo soffermarci a fare dei ragionamenti su dove creare una fermata del Frecciarossa più comoda a noi.

Perché? Semplice.

Perché a quel punto avremmo già risolto il problema dell’isolamento e raggiungere Milano per intercettare l’alta velocità non sarebbe più un’esperienza allucinante.

E poi perché l’alta velocità, diciamocelo, per essere tale deve poter procedere con pochissime fermate e lunghi tragitti.

Per i Biellesi la prima cosa da fare è risolvere il problema della Biella-Novara: lenta, antica, piena di cose che non funzionano. Rfi ha investito con la Regione denari per la messa in sicurezza, con lavori ancora in corso.

Il risultato però è che il servizio offerto da Trenitalia che, giova ricordarlo, è il soggetto che deve garantire il servizio, gestisce i treni e il personale, mentre Rfi è la proprietaria del “ferro”, non riesce da mesi ad essere all’altezza.

Colpa di Rfi? Perché mai dovrebbe.

Gli interventi sono concordati, così come le tratte interessate.

Il piano degli interventi è chiaro e il cronoprogramma delle corse non deve subire alterazioni, perché se così fosse Trenitalia dovrebbe prevedere corse bus sostitutive o altro.

E allora torniamo al punto: quella linea non funziona e costringe ogni giorno decine e decine di pendolari biellesi che lavorano nel milanese a patire ritardi, a rientrare a casa in orari che non sono ammissibili.

Ed è su questo che serve lucidità d’intervento, prima ancora di pensare di inforcare un Frecciarossa sotto casa, dobbiamo metterci in pari con le altre province piemontesi.

E poi continuare a insistere affinchè Trenmitalia, il gestore del servizio, ci dia un servizio umano.