Magistratura militante e brindisi leghisti
Fiat iustitia, ruat caelum, dice una celebre citazione riferita a un console romano.
Diremmo oggi “cascasse il mondo, sia fatta giustizia”.
Non fossimo nel Paese dove la giustizia è lenta quanto una lumaca e la certezza della pena è un miraggio, la cosa avrebbe senso. Ben inteso: giustizia e giustizialismo sono cose molto diverse.
Ma questo non è il tema centrale della riflessione.
È di questi giorni la notizia che il Ministro degli Interni e leader della Lega, Matteo Salvini, ha ricevuto un provvedimento da parte del Tribunale dei Ministri di Catania con cui si richiede al Senato della Repubblica l’autorizzazione a procedere per gravi reati come il sequestro di persona aggravato, in riferimento al celebre caso della nave “Diciotti”.
Questa svolta dopo che la Procura aveva al contrario chiesto l’archiviazione e in assenza di fatti nuovi.
La notizia è stata di certo appresa con soddisfazione da sinistra, ambiente completamente fuori sintonia con il Paese reale, da pseudo-umanitari vari, più o meno cattolici, che nel business hanno piantato i piedi con forza e ad esso non vogliono assolutamente rinunciare, nonché da madamine radical-chic, da signori e da monsignori, al di qua e al di là del Tevere.
Ma non sono certo che neppure il partito di riferimento dell’ottimo Ministro abbia accolto tale sviluppo con ferale smarrimento e pianti inconsolabili.
Sembrerà paradossale, ma credo sia così. Infatti, il caso in oggetto dovrà essere esaminato dal ramo del Parlamento a cui appartiene il Ministro, il Senato, entro 60 giorni, cioè in piena campagna elettorale.
Essere martirizzato poco prima delle elezioni potrebbe in buona sostanza non dispiacere così tanto, anche perché il ruolo di perseguitato genera empatia nei cittadini cui spetta in ultima istanza scegliere il futuro prossimo dell’Europa, di molte Regioni e di moltissimi Comuni.
Spesso si ha la sensazione che certi individui contribuiscano a collocare i nemici naturali della linea di rigore e di ordine che finalmente in Italia è stata impressa dal Governo a trazione leghista, nella scomoda posizione del “Tafazzi” di turno, ricordando quel simpatico personaggio televisivo che si percuoteva i cabbasisi – come direbbe Montalbano – con grande felicità.
Il dubbio vero è se scegliere di andare fino in fondo o se fare prevalere il primato della politica e respingere al mittente questa che potrebbe essere una polpetta avvelenata per la tenuta del Governo giallo-verde, visto che, dato per certo il sostegno dei senatori del Carroccio, nonché, mi permetto di dire, dei rappresentanti di Giorgia Meloni, auspicato quello dei Berluscones, bisognerebbe capire se i pentastellati non filo-governativi potranno digerire un boccone così indigesto o decideranno di fare lo sgambetto all’esecutivo, perdendo un treno che per loro credo fermamente non tornerà a breve. Neppure grazie alla vituperata alta velocità.
In fondo, anche in questo caso si tratta di strategia. A breve capiremo quale sarà l’orientamento. Tuttavia, in chiusura, non posso tacere due parole sui giudici, verso i quali nutro rispetto per il compito cui sono tenuti. La militanza politica è uno dei grandi valori su cui si basa l’attività dei partiti e dei movimenti, le gambe su cui poggiano saldamente le idee e grazie a cui esse si diffondono.
Ma l’appartenenza all’uno o all’altro sindacato, all’una o all’altra “tifoseria”, nel caso della Magistratura, mi permetto di dire, invece, è quel veleno che instilla nei cittadini il dubbio che le decisioni che vengono assunte, così delicate, investendo la libertà personale degli individui, nel caso di reati, siano frutto di partigianeria e facciano venir meno quella terzietà, quell’essere super partes che è richiesto a chi deve giudicare per mestiere.
Direbbe chi parla bene che essa viola il concetto di equo processo, facendo subodorare il cosiddetto fumus persecutionis, vanificando quella naturale fiducia che si dovrebbe nutrire verso chi tiene fra le proprie mani la libertà delle persone sottoposte a giudizio, ovvero il bene più prezioso posseduto da ogni essere vivente.
Con curiosità attendiamo di capire se sarà fatta giustizia, cascasse il cielo.
Simone Coletta
simone.coletta79@alice.it