IL DARDO DEL 28 FEBBRAIO: CERVO O CAPRIOLO

In questi giorni, in cui il coronavirus è l’argomento saturante, tutti hanno regalato al mondo dei social network la propria “consulenza professionale gratuita” in merito, dal minatore allo scienziato. È L’effetto Dunning-Kruger, i meno esperti in un campo sopravvalutandosi (a torto) divengono gli indiscussi esperti.
È un fenomeno che si nota vistosamente negli incontri/scontri tra animalisti e cacciatori.
Se si parla di caccia la maggior parte delle persone ragiona per luoghi comuni, quelli che restano si dividono in due macro categorie: gli animalisti full time convinti vegani e coloro che appassionati di caccia rincorrono una pratica fuori dal tempo. I primi sostengono che gli animali sono “qualcuno” (non degli oggetti) e che il cacciatore non possiede una coscienza ecologica e non si rende conto, spinto dal puro piacere egoistico, che non è più necessario uccidere gli animali per sfamarsi. I cacciatori, dal canto loro, sostengono di essere dei veri amanti della natura, nella quale si immergono totalmente appena riescono a sfuggire agli impegni e che con il loro operato la preservano attraverso il contenimento delle specie.
Chi avrà ragione? Siamo onnivori e quindi dobbiamo sentirsi in colpa? Dobbiamo rinunciare alla carne e ingurgitare integratori chimici? Cos’è meglio per la salute umana, animale e sociale?
Io non ho la risposta, probabilmente faccio parte di quelli che mangiano carne ma ragionano per luoghi comuni, probabilmente perché sono cresciuta piangendo per Bambi della Walt Disney.
Ma una cosa l’ho fatta, ho domandato ad un animalista convinto e ad un cacciatore la differenza tra un cervo e un capriolo, io non la sapevo. Il primo non ha risposto ma ha argomentato stizzoso che comunque sono due animali che meritano di continuare a vivere, il secondo ha risposto che appartengono entrambi alla famiglia dei cervidi ma che hanno corporatura e palchi di dimensioni molto diverse, il cervo è più grande e ha palchi più complessi del capriolo, e che quest’ultimo ha sul posteriore una macchia ben riconoscibile di pelo bianco.
Ma allora non vi è dubbio tra chi è l’espero e chi soffre dell’effetto Dunning-Kruger, forse!!
Francesca Orgiati