IL DARDO DEL 13 MARZO: CIAO GIORGIO

E’ morto Pier Giorgio Fava Camillo. Oggi non è affatto un buon giorno per chi, come me, negli anni, ha potuto conoscerlo bene e apprezzarlo. Aveva 77 anni.

Lui, nato a Masseranga, frazione di Portula, e ci teneva molto a ricordarlo in ogni occasioni che gli si presentava, è stato un uomo molto discusso nel suo Biellese, un territorio che ha sempre amato e che ha sempre messo davanti a tutto, anche a una carriera politica che avrebbe potuto essere molto più ricca di soddisfazioni se solo avesse voluto.

Ma anche questo è stato un carattere distintivo di Fava.

Diceva sempre: “Prima il territorio, non potrei mai accettare un incarico che non mi faccia tornare a dormire a casa”. E da quella casa, a Crevacuore, questa notte ha salutato tutti per sempre.

Nella sua carriera politica, da Social Democratico, era stato collaboratore del ministro, e segretario nazionale del partito, Franco Nicolazzi. E in quel partito aveva militato per tutti gli anni ’80.

Fu tra i primissimi ad aderire a Forza Italia e nel Biellese, con questo nuovo partito, compresa la parentesi nel Pdl, da subito, e per tutto il resto della sua vita, è stato un leader locale, dividendo e condividendo con il senatore Gilberto Pichetto una storica e ben nota “rivalità”.

Nella sua carriera è stato per due volte assessore provinciale, con  Orazio Scanzio  e Roberto Simonetti come presidenti: ruolo che ha sempre svolto con una passione considerevole. Era tanto amato che non era raro vedere la coda fuori dal suo ufficio da farlo sembrare l’ufficio del medico del paese.

Era un cacciatore, un vero cacciatore di montagna, amava la sua Val Sessera a tal punto che era cosi attento al territorio che spesso veniva meno di fare “carniere”, ha sempre lottato e portato in tutte le sedi provinciale e regionali le istanze del mondo venatorio, riuscendo spesso in risultati insperati.

Ci sono cose poco raccontate di lui, confuse con molti pettegolezzi ingenerosi che lo riguardano. Una è la sua grande generosità. Pier Giorgio aiutava chiunque gli chiedesse una mano, ascoltava tutti. Dove poteva, interveniva. E lo faceva in silenzio, senza la ribalta dei riflettori.

E’ stato certamente un uomo di potere, ma lontano dai palcoscenici più prestigiosi per sua stessa volontà. Avrebbe potuto in molte situazioni diventare parlamentare o senatore. Avrebbe potuto fare il consigliere regionale, ma lui a questo ha sempre preferito la sua terra, restando a contatto con le persone, pur comunque svolgendo incarichi di prestigio. Il suo far politica poi, era un vero piacere, quello di occuparsi di cose tangibili e di poter intervenire in modo concreto sui bisogni dei cittadini.

Fava possedeva una virtù che al giorno d’oggi è sempre più rara: la lealtà.

Se ti dava la sua parola, quella era per sempre.

Ma allo stesso modo sapeva essere molto severo con le persone di cui perdeva la fiducia o che gli voltavano le spalle per opportunità. Chiamava amichevolmente i suoi collaboratori, con affetto, “mao mao”, mentre chi gli voltava le spalle era sempre liquidato con l’epiteto di “canguro”. Sapeva essere generoso con gli amici e determinato e ostile con chi gli faceva del male.

Aveva un carattere difficile Pier Giorgio: era un burbero, ma di grande umanità. In molte occasioni ho assistito a gesti di generosità silenziosi e inaspettati.

Attorno a lui, negli anni, si è creato un velo di leggenda, a partire dagli affari commerciali con la Russia, una terra che amava, ad alcune vicende che lo avevano lasciato molto amareggiato e che trovavano fondamento con attacchi politici dei suoi avversari nei suoi confronti. Ma lui ha saputo, anche in queste circostanze, sempre reagire a tutto. Anche alla morte di un figlio, avvenuta in giovanissima età, un dolore che si è portato dentro fino ad oggi, che ha deciso di raggiungerlo.

Molto si è detto e si è scritto su Pier Giorgio Fava Camillo, quello che è certo è che oggi se ne è andato un politico locale che ha contribuito a scrivere le pagine politiche del nostro territorio degli ultimi trent’anni.