LA SCUOLA CHE MUORE.

Il COVID-19 (o meglio i decreti emessi) ci hanno catapultato in un mondo surreale fatto di concetti avulsi dalla consuetà realtà: l’isolamento sociale, il contagio, il non assembramento…

Non voglio parlare nè del virus, nè delle strategie che il governo sta adottando, voglio fare una riflessione sulla materia che mi compete: la didattica.

L’insegnamento è vicinanza umana, è l’interazione tra le menti e i corpi, è l’incontro e lo scambio di sguardi.

Ne  deriva che la co-presenza fisica dell’insegnante e degli studenti è il fondamento insostituibile che garantisce l’apprendimento.

Ma quello che stiamo vivendo è un film differente, le scuole di tutti i livelli sono state chiuse, gli insegnanti sono stati catapultati in un mondo sconosciuto, quello della didattica in rete, i ragazzi e i bambini sono stati inchiodati sulle sedie con lo sguardo fisso ad un monitor, per ore… un horror didattico

Abbiamo “imbruttito” una scuola già sofferente, se persisteremo non potrà che morire. L’importante è essere consapevoli e accettare le conseguenze, perchè sappiamo bene che l’istruzione fornisce le competenze, ai nostri figli, per costruire il futuro, per discernere, per essere liberi, per creare relazioni umane, per apprendere il significato e i valori della vita stessa. Un computer non può trasmettere tutto questo!

Federica ILARI