In questi giorni, dopo che la Giunta regionale ha incontrato sindaci e stakeholders dei vari territori piemontesi sul tema del Recovery Plan, il Biellese, come sempre, ha pensato bene di distinguersi con una levata di scudi. Quando lo faceva il Presidente Chiamparino (abbastanza poco in realtà perché la Torino centricità del Chiampa e dei suoi salotti buoni era abbastanza nota) una certa sinistra applaudiva il fatto come un importante momento di condivisione e contatto con i territori. Quando lo fa oggi Cirio, invece, si tratta di una passerella elettorale (a 3 anni dalle elezioni poi… ma vabbè).
Passo quindi oltre le considerazioni piuttosto puerili, come sempre, della debole critica politica, per portare il discorso sull’attualità. E in particolare sulla diga in Valsessera. Ho letto le solite critiche anche qui. Quelle sì, che sanno di vecchio, non la proposta di Cirio di ingrandire l’invaso. Non c’è nulla di datato nella proposta. E’ solo che un certo tipo di sinistra, mica tutta poi, possiede questa ancestrale convinzione, nel Biellese, che la diga sia il male assoluto, foriera di disgrazie e di preoccupazioni. Ma le analisi costi-benefici si fanno proprio per cercare di escludere l’emotività dalle scelte.
La proposta di Cirio è molto attuale, per contro: intanto perché la diga, in quelle terre, già esiste, ma è piccola. E, quella sì, è datata. Ha servito il territorio molto più di quanto i critici opinionisti sui giornali vogliono considerare. Esiste già, ma non è mai stata, per dimensione e politiche del tempo, resa davvero interessante per il territorio. Ha servito per il suo fine, ha permesso alle aziende di disporre di acqua. E già questo è uno dei tanti aspetti positivi. Ma ce ne sono altri.
Ho letto addirittura di critiche ambientali.
La diga contribuisce a produrre energia pulita. E, anzi, il territorio dovrebbe coalizzarsi per approfittare di questi vantaggi ed incassare una prima tranche di benefici. Senza contare l’attrattiva turistica. Si fa un gran parlare di turismo nel Biellese, ma chi critica la nuova diga è mai stato nei moltissimi luoghi italiani che delle dighe e sulle dighe hanno creato opportunità turistiche importanti? Io credo di no. Insomma, come al solito stiamo ben rannicchiati nel nostro territorio, con la testa dentro la sabbia, e critichiamo perché ci piace di più così. Siamo ridotti ai ferri corti, estenuati, e l’economia locale probabilmente peggiorerà ancora e sono convinto che la politica della critica costante e dell’isolamento, dello scarso adattamento al nuovo, sia una dei fattori che più abbiano contribuito al nostro indurimento territoriale.
Ormai sui nostri giornali ci sono più opinionisti che notizie e tutti partono sempre da elementi di critica. Sarebbe il tempo, per guardare avanti, di affrontare le cose con maggior possibilismo e ottimismo, perché il futuro ce lo costruiamo anche noi, invece di guardare sempre e solo al passato e con frustrazione al futuro. Abbiamo tanti critici invece, e alcuni di loro sono stati anche protagonisti attivi e decisionisti delle medesime cose che ora criticano, di un Biellese che non sono riusciti a cambiare, su piani diversi, dalla politica al giornalismo. Ne cito uno: Wilmer Ronzani, che da Consigliere regionale quando la giunta Bresso approvò il piano dighe si astenne, mica si oppose. Ma oggi, da pensionato, pontifica.
Spero davvero che le cose cambino in meglio, invece, a partire proprio, per esempio, da un nuovo approccio alla diga e da una nuova discussione, moderna e senza pregiudizi ideologici.