200 posti a teatro non bastano. Partendo dal presupposto che il teatro è un posto sicuro: sei tracciato ti misurano la febbre entri con la mascherina, mantieni le distanze, non sei a contatto con nessuno…
Mantenere al massimo 200 posti vuol dire chiudere tutto, cancellare cartelloni rimandare a chissà quando nuove produzioni o repliche e comunque impedire quell’ attività ludica essenziale per chi a sue spese vive il teatro come crescita ,proprio come chi legge un libro o si guarda un film.
Tenendo conto che non si penalizzano solo gli attori ma una filiera di professioni collegate ,si mette in ginocchio in una vera e propria fabbrica fatta di professionisti, artisti e collaboratori .
Occorre più coraggio. Serve una presa di posizione per permettere a chi lo vuole di poter proseguire con le sue abitudini, diversamente è un sacrificare non solo lo spettatore ma un intero mondo lavorativo che non ha alternative .Il mondo dello spettacolo non è fatto da volontari che esercita per hobby, ma da professionisti con famiglie da mantenere..la manifestazione di Milano in piazza Duomo ha fatto emergere una realtà a molti sconosciuta.
Gabriella DAGHERO