In Europa si caccia (quasi) ovunque. Solo in Italia non viene riconosciuto il pericolo di un proliferare incontrastato degli ungulati.

In Austria non ci sono restrizioni per la caccia, perché considerata importante. È anche possibile cacciare insieme a più persone mantenendo le distanze di sicurezza. L’unica limitazione è pranzare o cenare insieme dopo la caccia.
L’Austria non è tuttavia l’unico paese europeo ad aver deciso di riconoscere alla caccia le giuste caratteristiche, non come l’Italia che la valuta soltanto come uno sport. Non è così, basta scorrere l’elenco dei paesi.
Belgio – Nelle Fiandre ed in Vallonia: la caccia è limitata a quattro persone, di conseguenza, le tradizionali cacce guidate sono impossibili da organizzare.
In Bosnia-Erzegovina, Bulgaria, Croazia, Estonia, Malta, Slovenia, Serbia e Svezia non ci sono restrizioni di alcun tipo.
E anche dove si deve rispettare qualche regola, questa non impedisce mai la caccia di contenimento.
A Cipro la caccia non è limitata poiché la Federazione ha imposto regole di sicurezza ed i cacciatori sono esentati dalle restrizioni. In Repubblica Ceca l’unica limitazione è quella di pranzare o cenare insieme dopo la caccia e non sono consentiti eventi sociali o culturali.
In Danimarca  è possibile cacciare in massimo di dieci persone e nello Jutland settentrionale ci sono restrizioni alla mobilità tra i comuni secondo i casi COVID riscontrati settimana per settimana.

Anche in Finlandia non ci sono restrizioni ma solo la raccomandazione di non fare la tradizionale festa degli alci per i proprietari terrieri. La “Festa delle alci” è un evento tradizionale per i club di caccia finlandesi per ringraziare i proprietari terrieri per aver permesso la caccia sulla loro terra. La raccomandazione generale è di evitare gli incontri con più di 20 persone. Se l’evento è all’aperto e le distanze possono essere assicurate non c’è limite al numero di partecipanti.

In Francia, dove pur le limitazioni ci sono, la caccia è limitata al cinghiale, al capriolo, al cervo e alle specie che possono causare danni: conigli e piccioni. Le autorizzazioni sono rilasciate a livello degli uffici regionali ed è ciò che a gran voce sta chiedendo anche il mondo della caccia italiano.
In Germania ci sono restrizioni per la caccia in battuta con molti partecipanti. Le amministrazioni forestali hanno cancellato tutte le cacce agli ospiti. Le cacce guidate su selvaggina diversa dal cinghiale e dal cervo sono limitate a un massimo di dieci partecipanti. Le regole possono differire tra gli stati federali e possono esistere ulteriori restrizioni.
In Grecia la caccia non è vietata ma non è consentita la circolazione. Ci si aspetta che il Ministero dell’Ambiente chiarisca nella prossima riunione ministeriale. Molti membri del Parlamento e del governo hanno chiesto di continuare la caccia come attività che non ha alcun effetto sulla diffusione del virus.
In Ungheria c’è un rigoroso blocco tra le 20 e le 5 per la popolazione civile. Le eccezioni sono per le attività lavorative, gli spostamenti tra lavoro e casa. In questo caso l’attività venatoria è consentita ai cacciatori appunto tra le 5 e le 20 e ai cacciatori professionisti è consentito svolgere il proprio lavoro senza vincoli di orario. È vietato ogni tipo di assembramento.

In Islanda esistono restrizioni di spostamento tra le aree che limitano l’accesso ai terreni di caccia per la caccia alla pernice bianca ed i cacciatori sono incoraggiati a rimanere a casa. Una decisione che ha causato forti polemiche poiché le persone, al contrario, sono incoraggiate a fare escursioni in montagna nella meravigliosa natura dell’Islanda. L’Associazione islandese di caccia lo scorso fine settimana si è opposta a questa discriminazione delle attività all’aperto è si è scatenata una forte polemica del mondo anticaccia, vegani e persone spaventate dal COVID-19 sui media, che sostengono che i cacciatori non si preoccupano della salute pubblica. Il capo della sanità pubblica ha quindi dovuto rilasciare una dichiarazione alla TV nazionale secondo cui i cacciatori sembravano effettivamente meno propensi a infettare gli altri perché la caccia alle pernici bianche viene praticata negli altopiani ad almeno 4-500 m di distanza tra cacciatori.
In Irlanda, come in Italia, la caccia è vietata. E’ consentito il solo controllo dei nocivi come (corvi, colombacci, volpi) chiusura prevista almeno fino al 1 ° dicembre.

Qui da noi, il territorio è diviso in tre gruppi di regioni: rossa, arancione e gialla. In quelle gialle nessuna restrizione, in quelle arancioni la caccia è consentita solo nei Comuni residenti, in quelle rosse non è consentita, salvo alcune deroghe regionali per il controllo della fauna.

In Piemonte non si caccia, ed è il motivo per il quale, anche analizzando la situazione generale europea, continuiamo a batterci affinchè venga considerata la nostra richiesta. Si può anche non arrivare ai livelli della Lettonia, dove la caccia è un servizio essenziale e non è soggetto a limitazioni durante il Covid-19. Durante la caccia, i cacciatori devono aderire a tutti gli standard di bio sicurezza.
In Lithuania non esiste un divieto ufficiale di caccia, al momento, e in Lussemburgo le attività di caccia sono consentite ma richiedono l’adozione di misure preventive.

In Montenegro non ci sono restrizioni speciali per quanto riguarda la caccia, ma ci sono regole e restrizioni generali per quanto riguarda il mantenimento delle distanze fisiche e sociali, come in Olanda e Norvegia.

In Polonia nessuna restrizione per la caccia individuale.
In Portogallo metà paese senza caccia, come da noi. In Romania  è consentita con alcune restrizioni come in Slovacchia.

In Spagna la caccia è consentita, ma solo nella regione d’appartenenza. Vietato lo spostamento tra regioni. Inoltre, ogni regione ha leggi diverse per la caccia. Ciò ha crea confusione e incertezza giuridica per i cacciatori. La RFEC sta lavorando per dichiarare la caccia una “attività essenziale”.

In Svizzera la situazione è variegata mentre la Gran Bretagna ha applicato restrizioni diversificate a seconda delle varie amministrazioni locali. È previsto lo stop all’attività venatoria dal 5 novembre al 2 dicembre, salvo diverse indicazioni. È permesso il controllo essenziale dei parassiti di uccelli e mammiferi per proteggere le colture o il bestiame. Il governo ha ordinato di chiudere i poligoni di tiro per ridurre i contatti sociali.

La situazione è molto variegata. Ma è piuttosto evidente come a prevalere sia l’esigenza di mantenere la caccia aperta per contenere il proliferare di specie che altrimenti rischierebbero di uscire dal controllo. “Non vogliamo rischiare di trovarci i cinghiali dentro le città – spiega il presidente provinciale F.I.D.C.  di Biella Guido Dellarovere – e per evitarlo è necessario che il governo permetta ogni tipo di caccia  anziché insistere sulla strada dello stop: il distanziamento è assicurato, non si creano assembramenti, oltretutto nei nostri boschi non potrebbe circolare praticamente nessuno essendo l’attività motoria ridotta ai pressi dell’abitazione. E quindi perché ostinarsi a dire di no?”.
E poi conclude: “Trovo assurdo che il Governo Pd-5Stelle offra delle sponde a persone come gli iscritti Meta dove spicca la figura di Valerio Vassallo. Persone che sostengono che il proliferare di ungulati non crei incidenti, ma che la colpa sia dei cacciatori.

Bè, lo vadano a raccontare alle famiglie che hanno perso dei cari per incidenti stradali.

A persone come Vassallo dico solo che quei famigliari sarebbero stati ben contenti di vedere dei cacciatori in azione per uccidere cinghiali fuori controllo numerico che anziché restare nel proprio habitat hanno deciso di invadere le strade, altro che cacciatori colpevoli”.