IL DARDO DEL 9 FEBBRAIO BIS: L’ENNESIMO SFREGIO ALLA MEMORIA

Cesare Pavese, scrittore cuneese spesso ostico per gli studenti delle superiori, in un passaggio illuminante di uno dei suoi più celebri romanzi, La casa in collina (1948), si domandava, a proposito della brutalità della guerra, perché molti fossero morti, senza trovare una risposta. Ma concludeva dicendo: “Forse lo sanno unicamente i morti, e soltanto per loro la guerra è finita davvero”. (cap. XXIII)
I recenti vergognosi episodi di recrudescente negazionismo attuati da associazioni come l’ANPI o da pseudo-partiti condannati all’irrilevanza dalla storia nei confronti del tema quanto mai attuale delle foibe e dell’esodo istriano, ci spingono a dire che neppure per i morti e per la loro memoria, oltraggiata e brutalizzata, la guerra e la persecuzione sono finite realmente.
Ho sempre creduto che il rispetto dovuto nei confronti dei morti prescindesse dai convincimenti politici, dalle ideologie e da qualunque altra categoria del pensiero umano atta a discriminare, cioè a distinguere, gli uni dagli altri.
Errando, ho avuto da sempre la convinzione che non si potesse essere manichei nel giudicare chi ha perduto il bene supremo della vita in particolari momenti della storia nei quali la follia e l’odio hanno guidato l’agire dell’uomo.
Evidentemente, secondo coloro che ancora oggi si permettono di valutare fatti storici oggettivi sotto la lente deformante della partigianeria politica, guidati da livore, ignoranza e cieca stupidità, esistono morti di serie A e morti di serie B, gli uni dalla parte giusta, gli altri da quella sbagliata.
Lascia basiti la rilettura di questi giorni, in salsa vetero-comunistoide, da parte dell’Associazione Nazionale dei Partigiani di Rovigo e di Parma, secondo cui i fatti legati al doloroso fenomeno dell’infoibamento, all’esistenza della Foiba di Basovizza sarebbero – udite udite! – una pura invenzione fascista.


Anche sotto il Mucrone, non è meno ignobile e vomitevole il comunicato congiunto del Partito Marxista Leninista e di Rifondazione Comunista, entità redivive che manifestano la loro presenza solo attraverso conati di odio e profluvi di marciume ideologico, di cui “apprezziamo” un delirante passo, a proposito del film Red Land: “è un film di pura propaganda fascista, basato su stereotipi anticomunisti e razzisti antislavi, sullo stravolgimento della realtà̀ storica per riabilitare il fascismo distruggendo l’immagine della Resistenza antinazifascista, e soprattutto del contributo dei comunisti. La cosa più̀ grave è che un film di pura propaganda fascista sia coprodotto dalla RAI”.
Al di là della palese necessità di approfondimento psichiatrico, questo revisionismo, che prende spesso la forma del vero e proprio negazionismo, è un limite invalicabile alla creazione di un’elaborazione socio-culturale condivisa degli eventi storici che hanno portato, nel bene e nel male, il nostro Paese ad essere ciò che è oggi.
Inseguire i fantasmi del passato e inventare nemici immaginari in ogni occasione per dare un qualche senso alla propria vacua esistenza è un errore inescusabile, nonché un espediente ridicolo. Ben venga la cancellazione dei contributi statali per i seminatori d’odio travestiti da partigiani, che portano avanti le loro insensate, divisive, anacronistiche e antistoriche battaglie con i soldi di tutti noi. Ben venga la ruspa.

simone.coletta79@alice.it