E’ mattino presto.
Vengo svegliato dalla “cantilena” del Muezzin: il tono iniziale è basso, le sue parole danzano lievi nell’atmosfera poi, lentamente, il “richiamo” si fa più incalzante e io, pur non comprendendone i significati, ne subisco un fascino irresistibile…
Il tutto dura mezz’ora circa poi, come d’incanto, la vita riparte; è in questo momento che sento la porta di casa aprirsi e mi accorgo che qualcuno esce facendo attenzione a non fare rumore.
Qualche minuto dopo io e i miei compagni di viaggio ci alziamo, ci vestiamo rapidamente e usciamo per fotografare l’alba tra gli alberi di Argan: uno spettacolo unico, con il sole che filtra tra i rami illuminando le figure delle donne già indaffarate nelle loro faccende per le stradine del villaggio.
Quando il sole è ormai alto torniamo nella dimora che ci ospita per la colazione: il pane fresco cucinato poco prima nel forno comune dalla padrona di casa (ecco chi usciva da quella porta al termine della preghiera), le frittelle su cui spalmare una squisita marmellata di fragole e l’immancabile tè alla menta.
Sensazioni incredibili che ho potuto provare solo lontano dal lusso e dai servigi di un hotel di prestigio: emozionarsi scoprendo l’anima di un paese, innamorarsi dei popoli conoscendoli nelle loro tradizioni. E rivivere tutto ciò in uno scatto.
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