IL TUTTI A CASA, MA NON I MUSULMANI.

Siamo in piena emergenza Coronavirus.

Qualcosa riapre, ma rispettando ferree regole imposte dalla legge.

Eppure a Biella la comunità musulmana annuncia che a partire da oggi, giorno di inizio del Ramadan, fuori dalle sei “moschee” cittadine, che se lo fossero saremmo fra i centri islamici più grandi del Paese, in realtà centri di aggregazione, i Muezzin canteranno, con tanto di megafono, una preghiera
La legge va però rispettata da tutti, in primo luogo.

Non vedo perché le messe vengono ascoltate in streaming mentre i musulmani possono prendersi il lusso di pregare con l’amplificazione. Ma soprattutto, al di là della normativa, che se autorizza questa cosa allora dovrebbe consentire a decine di associazioni e attività di riunirsi (anche perché la certezza che vi sia solo una persona per ogni luogo non c’è.

E quella stessa persona non dovrebbe avere necessità di spostarsi da casa per imbracciare un megafono, così come io non posso allontanarmi da casa senza un valido motivo).

Qualcuno mi sa spiegare perché i musulmani possono invece uscire di casa e andare nei centri di preghiera? Siamo un paese con una precisa cultura, a prevalenza cattolica, e non possiamo andare in chiesa per la messa, mentre i Muezzin sì.
Preso atto di questa anomalia, mi chiedo poi perchè debbano fare una cosa del genere. Mi spiego meglio. Qual è il senso di questa esibizione, quali sono le ragioni? La chiamo così, esibizione, perché non vedo termine migliore in questo momento. Tutti noi stiamo facendo sacrifici. Tutti noi ci vediamo privati della nostra parziale libertà. Invece i musulmani se ne fregano e, anzi, approfittano del silenzio per arringare cittadini a cui nulla può interessare delle loro preghiere con tanto di megafono. Lo trovo davvero pretestuoso. Vorrei vedere, a parti invertite, un sacerdote cattolico in un qualunque paese musulmano se e come potrebbe mai permettersi di fare una cosa del genere.
Nessuno vuole impedire a questi signori di pregare il loro dio. Lo facciano con descrizione però, come facciamo noi cattolici. Non mi sono mai piaciuti gli esibizionismi e gli opportunismi. Se oggi dobbiamo rispettare delle regole dobbiamo farlo tutti. A forza di voler sembrare sempre più tolleranti con gli stranieri finiremo per perdere del tutto la nostra identità, che già non passa giorno in cui venga messa a dura prova.
Mi auguro di non assistere ad assembramenti, oggi a Biella, spero che qualcuno verifichi. Perché dal megafono alla piazza piena, il passo è breve. E se questi signori non capiscono che siamo in emergenza tanto da chiedere il permesso di pregare con il megafono all’aperto, magari non capiscono neppure che non devono uscire di casa in massa per ascoltare il megafono. Si organizzino come facciamo noi: le messe si vedono anche in tv: colleghino le loro parabole e celebrino il loro ramadan in tempo di crisi, con la stessa mestizia con cui noi abbiamo celebrato la Santa Pasqua.

On. Cristina PATELLI