AUTO IL PIEMONTE NON E’ PIU’ LEADER

Nel 1865, appena quattro anni dopo la nascita dell’Italia, Torino perse il prestigioso e centrale ruolo di Capitale della nazione a favore di Firenze. Fu così che la città della Mole (anche se l’attuale sede del Museo del Cinema sarebbe stata completata solo nel 1888) si trovò orfana di tutti quegli uffici e di quelle centinaia di lavoratori e impiegati che in ogni parte del mondo fanno parte dell’ingranaggio della macchina statale.
Torino (e con sé tutto il Piemonte) seppe rimodellarsi, rinascere a nuova vita, imparò a guardare avanti trasformandosi da Capitale d’Italia a capitale del cinema prima e soprattutto dell’automobile poi.
Un predominio, quello di cuore pulsante dell’industria a quattro ruote, che avrebbe mantenuto per decenni grazie a mamma Fiat ed a tutte quelle aziende che, in vario modo, ruotano attorno alla galassia Agnelli. Ma nulla è eterno, si sa. Ed ecco che, sempre più orgogliosa e sfacciata, nel mondo dell’automobile italiana anno dopo anno si è fatta largo la Motor Valley, quel territorio che si affaccia sulla via Emilia tra Parma e Bologna per arrivare alla Romagna dove le auto – specie se sportive e aggressive – fanno parte della tradizione culturale.
E allora? Allora succede che nel 2019, quando il Covid-19 era ancora un perfetto sconosciuto, tra Torino e Grugliasco (senza dimenticare che da Verrone partono ogni giorno i cambi per centinaia di veicoli) sono uscite dalla catena di montaggio 21mila autovetture mentre nello stesso periodo la terra del lambrusco e della piadina ne ha sfornate il doppio, quarantamila. Con le ovvie ricadute che ciò può avere, in termini di economia ed occupazione sull’intero territorio.
I numeri sono presto fatti: alle 10mila Ferrari vanno sommate 20mila Maserati, per poi aggiungere 8mila Lamborghini ed un centinaio di esemplari sfornate dalle fabbriche dei sogni Dallara e Pagani. Tacendo della “rossa” a due ruote, la Ducati.
E dato che le disgrazie (per il Piemonte) non vengono mai da sole, è notizia recente che il gruppo cinese Faw (che da anni ha avviato proficue collaborazioni con Volkswagen e Toyota) ha deciso di impiantare in Italia uno stabilimento per auto elettriche, costo dell’investimento un miliardo di euro. E dove sarà questa nuova fabbrica? In Emilia, molto probabilmente nella zona di Modena. Tanto che già nelle prossime settimane sono previsti i primi contratti con la manodopera locale dato che l’idea è quella di cominciare la produzione nella seconda metà del 2021.
E così, più di 150 anni dopo, Torino (e con lei il Piemonte delle piccole e medie imprese) torna a perdere il ruolo di capitale d’Italia. La sfida sarà reinventarsi nuovamente, ce la farà? Ce la faremo?

Gian Domenico LORENZET