IL DARDO DEL 14 FEBBRAIO: PERCHÈ SANREMO È SANREMO

In questi giorni divampa la polemica sulla vittoria di un illustre sconosciuto, tale Mahmood, finito suo malgrado e per sua sventura in uno scontro senza esclusione di colpi su temi ben più importanti e pregnanti rispetto alle “canzonette”, all’interno dell’epica battaglia fra sovranismo e globalismo, fra popolo ed élite.
Il povero cantante, schiacciato fra la falce e il martello, osannato dai radical chic, votato da giurie di qualità e pennivendoli vari, che infestano la carta stampata e i palinsensti TV ogni giorno, alla fine è diventato obtorto collo simbolo della resistenza dei “competenti”, dei sedicenti migliori, quelli in cui la superiorità morale scorre nelle vene per diritto divino, contro il volgo profano, contro la massa ignorante e villana.
A sinistra pregustavano la revanche, anche correndo il rischio di cadere nel ridicolo. E magicamente è arrivata. La rivincita dei pochi sui molti, attraverso la vittoria di una gara canora da parte di chi ha totalizzato il 14% dei voti del popolo, ma ha ottenuto l’ambito premio grazie al ribaltone delle giurie tecniche. Il sogno di ogni sconfitto: vincere a dispetto della democrazia.
Non entro nel merito del giudizio canoro, sebbene anch’io abbia preferito il brano di Ultimo. Però concludo notando un aspetto davvero paradossale: come è possibile conferire un potere decisionale così grande ad una giuria di persone che non hanno nessuna particolare competenza in materia musicale: ad esempio, Serena Dandini e Beppe Severgnini, oltre a essere personaggi televisivi snob, odiosi e sopravvalutati quali meriti particolari hanno? Forse di cantare sotto la doccia? La sproporzione è così evidente che il Presidente della RAI, Marcello Foa, a poche ore dai fattacci, ha promesso correttivi per la prossima edizione.
Per fortuna, dopo che anche il Festival delle canzonette (o meglio canzonacce), ormai sagra della cacofonia, è diventato tema di scontro politico e di polemica, argomento degno di talk show e analisi sociologiche per giorni e giorni, a riportarci alla realtà ci sono state le elezioni regionali in Abruzzo, dove nessuna giuria di qualità piddina ha potuto ribaltare il voto popolare e il destra-centro a trazione leghista ha riportato una netta vittoria. E questa, bisogna dirlo con le parole di Humphrey Bogart, “è la democrazia, bellezza! E tu non ci puoi fare niente!”.

simone.coletta79@alice.it