È davvero più forte di me. Dovrei far finta di nulla, come ormai spesso fanno in molti, in questa città che mi sorprende per rabbia e per narcolessia.
Dovrei fare come quasi tutti e non alzare la voce sulle telecamere che si vogliono mettere in prossimità del ponte della tangenziale.
Ma invece ne scrivo nuovamente.
Non ce la faccio proprio a sorbirmi queste spiegazioni per cui sono utili o addirittura indispensabili. Non è così. E sostenerlo è una balla colossale per i cittadini.
E non solo: rasenta la presa in giro per gli stessi drammi che su quel tratto di provinciale da anni avvengono.
Cerchiamo di focalizzare il problema: dopo il cancelletto la cui inutilità, purtroppo, è stata dimostrata dalla storia, ora si posizionerà una telecamera che filmerà chi avrà deciso di togliersi la vita.
Uno strumento che servirà solo a documentare gli ultimi sfortunati minuti di quell’essere umano.
Ma come si fa davvero a pensare, manco ci fosse Batman dietro l’angolo, o meglio dietro al video, che vedendo un imminente suicida accostare l’auto e scavalcare il guard rail del ponte si possa, da via Torino o anche solo da via Candelo che è lì vicino, non importa la via, salire in auto, raggiungere il posto e impedire la tragedia?
Purtroppo il gesto tragico e fatale avviene in pochi secondi, troppo pochi per riuscire anche solo a pensare, figurarsi intervenire.
Ma come si fa a immaginare che una videocamera sia un deterrente per i suicidi come lo può essere per un’infrazione di velocità o per un furto? In questi casi rende possibile risalire all’automobilista o magari identificare il ladro. E va bene.
Non sto mettendo in discussione la corsa alla videosorveglianza, ma una telecamera su quel ponte maledetto sì.
Perché di creare una macabra sequela di filmati, non ne abbiamo proprio bisogno.