Grazie a tutte le donne e gli uomini in divisa

Su Internet e su diversi social impazza da qualche giorno una splendida iniziativa, che mostra l’amore degli italiani per le divise e, soprattutto, per chi le indossa. Le parole sbagliate e inopportune della scrittrice Michela Murgia, infatti, spaventata dall’uniforme del generale degli Alpini Francesco Paolo Figliuolo, ma forse non solo, hanno suscitato una levata di scudi che fa davvero un gran bene al cuore.
Una bella trovata non tanto per spirito di polemica verso l’autrice di tanti libri di successo, quanto piuttosto perché dimostra, se mai ce ne fosse bisogno, il rapporto di affetto sincero che esiste tra milioni d’italiani e le forze dell’ordine e dell’esercito.
E così, sui social, da alcuni giorni, c’è un tripudio di uomini che mostrano proprie fotografie, magari giovanili, di quando hanno servito la patria con un’uniforme: Carabinieri, Poliziotti, Vigili del fuoco, esercito ma anche volontari della Protezione civile. Non solo. Ci sono pure racconti di amicizia, di fratellanza e di solidarietà tra italiani impegnati in missioni umanitarie, d’ieri e di oggi, in patria e all’estero. Nessuna retorica o spazio a nazionalismi, solo un abbraccio tra giovani e meno giovani che grazie un’esperienza unica, vissuta in uniforme, hanno speso un anno o più della propria vita per la collettività.
La risposta alle dichiarazioni della scrittrice, che speriamo, nel frattempo, sia pentita per le proprie esternazioni, non poteva essere migliore da parte di uomini e donne del nostro Paese. In questo senso ricordo che, proprio Matteo Salvini, ha più volte indicato il ritorno a un periodo di leva quale momento di possibile formazione e crescita umana e culturale per le nuove generazioni. Un’idea intelligente che può spaventare solo intellettuali prigionieri di logiche lontane nel tempo e superate dalla storia.
Gli italiani infatti si fidano degli uomini e delle donne in divisa, da cui sanno di poter ricevere protezione e aiuto in caso di bisogno. La scrittrice, e non solo lei, se ne facciano una ragione una volta per tutte.

On. Cristina PATELLI