IL DARDO DEL 7 APRILE 2018 – C’E’ CHI DICE NO AI MASCHI CHE MANGIANO LA POLENTA CONCIA

C’era un tempo dove a Torino scrivevano sulle case in affitto che i meridionali non erano accettati. Erano gli anni della grande immigrazione da sud a nord e non escludo che anche nel Biellese non si verificasse qualche episodio eclatante, anche se non ne ho memoria. Di sicuro c’era una certa diffidenza nei confronti del “terun” che veniva a vivere vicino a casa, questo lo ricordo bene. Poi col tempo le cose sono cambiate, ed anche se si attribuisce alla Lega la falsa etichetta di “razzisti” in realtà al nord le varie comunità si sono integrate nei quartieri e nelle città. Oggi infatti la discussione generale è passata dal binomio “polentone e terrone” a quello “italiano e africano”, non facendo più distinzioni tra persone del nord e persone del sud, guardando con diffidenza (dove certe forzature e situazioni generali lo impongono) verso una nuova diversità.

Questa visione generale non vale però al Villaggio La Marmora a Biella. Nel quartiere a sud della città che da sempre ospita una buona percentuale di persone di origine meridionale, un padre si scaglia contro il piemontese le corteggia la figlia, reo di essere, appunto, piemontese. E non è uno scherzo. Risulta talmente indignato che la sua bambina di 17 anni possa frequentare un maschio mangiatore di polenta concia, bagna causa e fritto misto che intervengono addirittura i carabinieri. E intervengono più volte. Per fortuna alla fine accetterà probabilmente di buon grado la cosa, o perché lo capirà o perché all’amore non si comanda. O anche, molto probabilmente, perché sarà stufo di veder bussare a casa i carabinieri.

Nel 2018 questa storia fa un po’ sorridere e mentre sul web la gente se la prende con neri, siriani, albanesi e via discorrendo, digitando ogni forma di contestazione sul web, nella piccola e tranquilla Biella si consuma un razzismo al contrario e antico, decisamente non più attuale e lontano dai social network. Una forma di intolleranza che non si avverte più nemmeno nei paesi delle nostre valli, per natura meno aperti al cambiamento. Può essere così, o forse no. Forse quando pensiamo che l’intolleranza viaggi soltanto in rete non guardiamo più fuori dalla nostra finestra, dove basta un fidanzato che non consumi con piacere la mozzarella campana per scatenare incomprensioni culturali.