IL DARDO DEL 14 APRILE 2018 – QUANDO L’ALTA VELOCITÀ S’IMPANTANA NELLE RISAIE DI CARISIO

Un “treno che si chiama desiderio”, prendendo a prestito il titolo da una nota pellicola del secolo scorso e adattandolo allo scopo nostrano, cambiando il tram con il treno, sembra perfetto per descrivere la telenovela sulla stazione dei treni ad alta velocità nel bel mezzo delle risaie di Carisio.

Qualcuno negli ultimi anni mi ha chiesto perchè mi sia piuttosto allontanato dalla politica. Nel raccontarvi questa piccola storia del sabato proverò anche a dare qualche risposta ai curiosi.

La storia è questa: un gruppo di cento e “fischia” amministratori della zona di Chivasso punta i piedi e non contento di trovarsi a 15 minuti da Torino esige la stazione dei Frecciarossa sull’uscio di casa. Mi chiedo con che cognizione lo facciano, vivendo essi alle porte del capoluogo regionale. Fosse solo per questo, direi che si tratta di cento sindaci che hanno sbagliato mestiere e mi consolerei con l’orgoglio di essere biellese. Però poi arrivano anche i nostri in forze: amministratori assieme ai politici di tutti i colori con l’aggiunta di appassionati vari al seguito, ai quali poi si uniscono gli omologhi vercellesi e poi i novaresi. Arrivano e pretendono che il Frecciarossa si fermi a Carisio e che quello sia il posto più adatto al mondo per spendere parecchie centinaia di milioni di euro e costruire una stazione ad alta velocità in mezzo al nulla, senza altre stazioni nei paraggi e con un parcheggino vicino all’autostrada che basterebbe a stento per ospitare il personale di Trenitalia, figuriamoci i passeggeri.

A parte le ovvietà che vedrebbe anche un bambino, se si mettono soste su una tratta ad alta velocità corta come la Torino-Milano questa si trasforma in una linea lenta e locale. Sarà mai possibile tanta cecità da parte di persone che dovrebbero gestire i fondi pubblici? Anzichè convincere i supponenti torinesi di Chivasso che il progetto non sta in piedi noi cosa facciamo? Rilanciamo sulle loro bislacche idee. E altri arriveranno a rilanciare sui nostri rilanci fino a che non si arriverà a Milano. Se facessi ancora il sindaco, ma mi hanno trombato gli elettori, suggerirei a tutti di tornare con i piedi per terra e occuparsi dei progetti che sono davvero utili al territorio e finanziati, come l’elettrificazione della Biella-Santhià o la pedemontana. IL sindaco non lo faccio, dicevo, e visto il basso livello generale, per evitare di finire dentro a questa massa di pecoroni, ne sono anche piuttosto felice.