Al lupo al lupo dal salotto, citando John Landis e vari luoghi comuni: come avere un approccio sbagliato nei riguardi del predatore

Nel Biellese il lupo interessa anche gli scrittori della domenica (mi correggo, del sabato) che amano romanzare le vicende delle natura, citando romanzi, fumetti, serie tv, film e cartoni animati. Persone che vivono poco, e male, probabilmente, la realtà che le circonda. E che dubito fortemente abbiano messo piede in un bosco negli ultimi anni, specie di notte.

Queste persone sono molto attente alle nozioni da poltrona, poco propense a documentarsi con gli agricoltori e gli allevatori. Senza alzarsi dalla sedia, o dal divano, possono giusto citare Lupo de Lupis e John Landis, ma al di là di quello è difficile andare. Possono anche citare anche ricerche raffazzonate su internet, dalle quali forse, se si è speso abbastanza tempo (ma bisogna averne) si può avere una visione parziale di ciò che sta accadendo sul nostro territorio.

Coltivando le loro pance, sorseggiando qualche bicchiere di vino, gli opinionisti colti di casa nostra pensano di poter esternare il loro parere illuminato arricchendolo di riferimenti dotti (almeno per il loro standard provinciale). Io non so scrivere, ha ragione chi lo afferma, perchè nella vita faccio altro. Lungi da me la pretesa di essere un grande giornalista e men che meno uno scrittore. Lascio queste velleità ad altri e ai posteri giudicarle. E quindi poco mi importa davvero se non soddisfo gli standard degli opinionisti nostrani.

Però mi informo meglio che posso, e non leggo le cronache di Ezechiele lupo o di Lupo Alberto.

Ciò che mi importa è non dare un’immagine distorta della realtà. Non decidiamo noi o qualche scriba, dove il lupo preferisce mangiare. Ed è evidente, proprio perchè decide lui, che preferisca cibarsi di una pecora inerme e indifesa che di un capriolo o di un animale selvatico che in qualche modo può tentare di difendersi. Lo stesso scriba del sabato, se carnivoro, immagino che preferisca acquistare una bistecca al supermercato piuttosto che uscire per i prati a cacciarsi una lepre. Anche in quel modo potrebbe provvedere al suo appetito, ma sarebbe certamente più complicato e impegnativo. Lo stesso vale per il lupo, è abbastanza semplice.

Il lato divertente di tutto ciò è che nelle mie segnalazioni non vi è mai interesse personale, eppure vengo tacciato di creare allarmismo, o peggio. E’ evidente che il lupo non sia un problema nè per me nè per i cacciatori. E che lungi da me l’idea di cacciarlo. Ma per gli allevatori lo è eccome, un grosso problema. E bisogna considerarlo prima che, al pari dei cinghiali, la sua diffusione diventi incontrollabile. E qui sì, ben vengano le razionali misure messe in campo da chi può, assieme agli allevatori, compresa la Regione, se ce la fa.

Non accetto invece, questo lo devo ammettere, che mi venga fatta la morale ironica sulle immagini diffusa: ci sono ore di registrazione che mostrano chiaramente di che tipo di predatori si trattassero, ma nessun giornale, neppure online, ha spazio per così tante ore di registrazione da diffondere: le metto comunque a disposizione, se qualcuno vuol vederle prima di scrivere altro.

Alla fine di un ragionamento piuttosto bislacco che cita film, comics, lupi immaginari e pessime scritture, mi vengono ricordati gli studi del progetto Wolf Alps che certamente, vivendo di fondi europei con la finalità di considerare il lupo una specie a rischio di estinzione, ben si guardano dal fornire i veri dati sulla sua presenza.

Capisco che oggi viviamo una società della comunicazione dove tutti possono essere opinionisti. Io stesso mi diletto, nel campo della caccia, a raccontare di battute e di associazionismo. Ma conosco i miei limiti. Altri, prima di scrivere, si dovrebbero invece informare come si deve: nell’arco di due anni solo nel Biellese sono stati trovati morti due lupi. In Piemonte dall’inizio dell’anno sono stati già 14. Nel 2020, sto parlando di numeri censiti, non inventati, la statistica si è fermata a 48 lupi trovati morti. Un numero palesemente incompatibile con le stime ufficiali del Centro grandi carnivori di Entraque/Parco Alpi marittime/Wolf Alps che vorrebbero far credere come in Piemonte ci siano solo 195 lupi. Non mi si venga a dire che il lupo non attacca l’uomo, frase tipica di un certo ambientalismo nostrano. Io mi sono trovato in mezzo ad un branco di lupi e l’adrenalina sale alle stelle. Mi piacerebbe poter far vivere quell’esperienza a chi scrive con tanta sicurezza che i lupi sono buoni e docili. E magari non dargli in dotazione il fucile, come avevo io, potendo quindi sparare in aria e far scappare il branco.

E poi rifare questa conversazione.

Un’ultima cosa. Probabilmente, oltre al lupo, sta arrivando nelle nostre zone anche lo sciacallo dorato, proveniente dall’oriente. Ne è stato trovato uno morto vicino a Torino. Mi raccomando, che almeno su questo ci si prepari..