Come spesso accade da che mondo è mondo, generalmente con più intensità sotto elezioni, parecchi politici, da buoni imbonitori seriali, al pari dei venditori di materassi e pentolame, danno il meglio di sé per convincere il cittadino a supportarli e, soprattutto, a rivotarli, spesso usando la vecchia tecnica delle promesse di “vantaggi”accompagnate da omaggi o regalie varie.
È passato alla storia il sistema dell’allora senatore Lauro, ‘O Comandante, che a Napoli si assicurava la fedeltà degli elettori monarchici regalando la scarpa sinistra prima del voto e consegnando la destra solo ad elezione avvenuta.
Tornando a casa nostra, a guardar bene, parrebbe che quello stesso sistema sia stato utilizzato in quel di Cavaglià, una sorta di terra dei fuochi locale, luogo noto a tutti per le discariche, le cave e i centri di trattamento rifiuti.
E, visto che all’appello mancava soltanto un inceneritore, ecco che una famosa multinazionale del rifiuto arriva, acquista un rudere, una vecchia fabbrica dismessa, e fa il progetto del nuovo inceneritore per bruciare immondizia.
Le solite associazioni ambientaliste, come sempre, si sono strappate le vesti senza risultati, non hanno concluso un fico secco a parte i proclami e gli strali lanciati contro l’iniziativa. Bisogna ammettere, però, che hanno fatto crescere la preoccupazione in tanti cittadini, portandoli a una protesta locale contro il progetto dell’ecomostro.
Al primo giro il progetto ha subíto un secco NO da parte dell’organo deliberante l’eventuale autorizzazione ma il colosso del rifiuto non ha abbandonato l’iniziativa e, nel ripresentare il nuovo progetto ha aggiunto un buono sconto di 200 euro a famiglia, forse sperando di soddisfare i cavagliesi con la vil pecunia, abbandonando la protesta.
Premesso che noi, esperti a parte, non siamo in grado di entrare nel merito dei tecnicismi scientifici del progetto e delle eventuali ricadute sulla salute della popolazione, sta di fatto che, se si brucia un rifiuto, si generano dei fumi. Fumi che, prima di essere immessi in atmosfera, verranno ripuliti da eventuali scorie dannose alla salute ma, se tutto ciò non viene fatto a regola d’arte, quali conseguenze ci saranno sulla popolazione?
Ecco il problema, che sta proprio sulla gestione futura perché, ricordiamoci sempre che chi propone queste iniziative sono dei privati, che fanno queste operazoni per fare businnes. Non sono delle onlus che lavorano per il bene della comunità. Sono affari. Chi ci garantisce che verranno rispettati, oggi e in futuro, tutti i parametri imposti dalla normativa a tutela dei cittadini?
Un inceneritore forse servirebbe ma perché farlo proprio a Cavaglià, dove ci sono già opere che hanno sicuramente inciso, a livello di benessere ambientale, sul territorio? E poi, davvero qualcuno pensa che, con qualche decina di euro, un mostro del genere si trasformi, come per magia, in un gioiello al serviizo della comunità?
Considerato che l’aria si muove e circola sui nostri territori, sono davvero curioso di sapere cosa ne pensano i cittadini dei paesi confinanti, che respireranno i residui della combustione senza avere neanche in cambio la vil pecunia: insomma, cornuti e mazziati.
Cari politici che tra pochi giorni inizierete a raccontarci di tutto pur di avere il nostro voto, che per i prossimi cinque anni ci renderete più felici, più sicuri e magari pure meno poveri con la vostra elezione, ricordatevi anche dell’ecomostro di Cavaglià: perché nel nostro futuro non lo vogliamo. Ad oggi nessuno di voi si è esposto sulla questione. Vi suggerisco di farlo, anche se è difficile perché bisogna metterci la faccia e le multinazionali sono “poteri forti”. Ma sono sicuro che i cittadini cavagliesi, se avranno 200 euro in meno in tasca, saranno ben contenti di non spenderli in medicine e visite polmonari.