IL DARDO DEL 5 OTTOBRE:IL GRANDE INCIUCIO DI COLORO CHE SI SCANDALIZZAVANO DELLE DIMISSIONI DI SIMONETTI

Io ce la metto tutta a non fare dietrologie, a condannare i maniaci del complotto a tutti i costi. Però poi mi ronza in testa quella vecchia citazione attribuita al volpone Andreotti, ma in realtà originariamente pronunciata da Papa Pio XI: “A pensar male del prossimo si fa peccato ma si indovina”.

E così i “coniglieri” provinciali del Pd, con determinazione e coraggio, avrebbero presentato le dimissioni, facendo di fatto commissariare la Provincia sino all’elezione contemporanea di presidente e consiglio. Parlano di un grosso senso di responsabilità nei confronti del territorio. Si guardano bene dal sottolineare che le motivazioni non sono di natura partitica e riescono anche ad affermare che il gesto è stato fatto per rispettare l’election day che si pone quali obiettivi la semplificazione e l’unificazione delle procedure per il rinnovo degli organi e del contenimento dei costi proposto dal Governo e da loro tanto criticato. Sì perché fino a ieri facevano interrogazioni parlamentari e mozioni Anci per scongiurare l’election day e oggi lo citano come fosse la ragione per cui si dimettono.

Si tratta poi dello stesso Pd, per inciso, che quando Simonetti si dimise da presidente della Provincia lo attaccò in ogni occasione buona, fino a ieri, definendolo l’uomo che ha deciso di abbandonare la nave per convenienza di un posto in Parlamento.

Qui è ancora peggio, perché da veri inciuciari, i consiglieri che si sono dimessi commissariando di fatto la Provincia (certo, per poco, ma pur sempre facendola cadere) non lo fanno nemmeno per un tornaconto personale, posto che per Simonetti ci sia stato a suo tempo, ma per cercare di mantenere in vita il presidente uscente Ramella Pralungo. Cerchiamo di rendere la cosa comprensibile alle persone, quelle stesse per cui il Pd ragiona solo a parole ma non nei fatti.

Nei fatti ha dato dimostrazione, una volta in più, di essere un partito che punta solo all’autoreferenzialità dei suoi dirigenti e iscritti.

Ma sono problemi loro e per fortuna, il 4 marzo ne è la prova, la gente lo ha capito. Il Pd continua a comportarsi nello stesso modo e la cosa egoisticamente non mi dispiace perché vedo il loro consenso sgretolarsi ad ogni azione a favore di politiche a me più affini.

Ebbene, la verità è che non sarebbe cambiato proprio nulla se il 31 ottobre si fosse eletto il presidente e il 15 gennaio il Consiglio.

O meglio, nulla a che vedere con risparmi e ottimizzazioni o sincronismi che si vogliono far credere.

La realtà dei fatti è che il centro sinistra intende mantenere il controllo della Provincia e per farlo ha bisogno mediaticamente dell’istrione Ramella, che con le sue uscite di pancia e querelle con tizio e caio (che gli costano ogni volta la perdita di un punto simpatia anche fra i suoi affini), mantiene alta l’attenzione su un ente che diversamente avrebbe ben poco da fare e dire (sarebbe utile come raccordo territoriale ma non così, non con le poche funzioni attuali e come ente di secondo livello).

E poi ha bisogno che il consiglio non vada alle urne dopo il 31 dicembre, quando decadranno i Comuni di Trivero, Soprana, Valle Mosso e Mosso che non potranno portare utili voti alla causa rendendo comunque più complicata l’elezione di certi consiglieri. Insomma, da qualunque parte la si guardi è un “inciucione”, non mi vengano a dire altro.

E non parliamo poi di Ramella stesso, che così avrà la possibilità di ricandidarsi immediatamente, e non soltanto da gennaio, mantenendo così contatto e la continuità con il suo mandato e le sue deleghe compresa quella certa da vice presidente. E di fatto, continuare a guidare l’ente, visto che il suo successore Foglia Barbisin, presidente probabilmente a tempo, ha già dichiarato continuità con lui. Siamo messi male, in altre parole.

Lo è certamente il decadente Pd e in parte lo è anche un’opposizione silente, che anzi, sembra porgere il fianco a certe decisioni assurde.