Feste, sagre, eventi in piazza, mangia e bevi. Musica, ricchi premi e cotillon. In questo periodo dell’anno una grigliata consumata appena dopo la canicola pomeridiana non la rifiuta quasi nessun Comune, dalla bassa alla montagna. Almeno in quelli sopravvissuti, ossia quelli che non sono stati costretti a cedere il passo alla circolare Gabrielli e poi alla sua recente e, forse ma non è certo, migliorativa sostituta.
Noi italiani anche quando si parla di salamelle riusciamo a renderci la vita difficile. Per prima cosa ci facciamo prendere dal panico e se succede una tragedia (dovuta certamente a leggerezza e imperizia) in giro per l’Italia, improvvisamente anche tutte le sagre del paese devono adattarsi a regole che se uno fosse mai stato in Campra o a Brovato capirebbe quanto esagerate e inutili, visto che decennali anni di esperienza dovrebbero già costituire una solida base di riferimento e di sicurezza. Però viene l’ansia alla gente e anche ai politici che governano i provvedimenti. E così spuntano i “jersey” a bloccare improbabili attacchi dell’Isis magari a Pray o Andorno salvo poi amplificare la burocrazia e farla scivolare senza troppe moine sulle spalle dei sindaci, che ne farebbero volentieri a meno di un’ulteriore responsabilità ed incombenza.
Rischia di diventare una salamella amara, un boccone tano atteso da giugno a settembre, quanto indigesto.
Ma sarà poi solo colpa delle circolari? O come sembra lasciare intendere la Pro loco di Masserano, che per la prima volta da anni non ha organizzato la ronda del Bramaterra, la realtà dei fatti è che mancano volontari, giovani, persone che decidono di caricarsi di impegno per diverse serate e rischiare magari che allo scoppiare di una bombola debbano andarci di mezzo?
Che alla fine non sia tanto il progetto da chiedere ad un geometra e le autorizzazioni, ma che manchino le risorse umane? Difficile dirlo, intanto, finchè possiamo, godiamoci la braciola e l’agnolotto e speriamo che almeno queste ultime tradizioni locali possano sopravvivere ai tempi.