Il contenimento ai cinghiali è necessario. Ora a rischio anche le vite

La notizia ha scosso moltissime persone: la morte di due giovani atleti in auto a causa dello scontro, sull’autostrada A26, con dei cinghiali che la stavano attraversando.

C’è un limite oltre il quale non è possibile appellarsi all’animalismo e questo limite è quello entro cui dovrebbe esserci il contenimento di una specie che da troppi anni è diventata talmente numerosa da costituire prima un pericolo per l’agricoltura locale, anche di media montagna, e oggi persino per le vite delle persone.

La caccia di contenimento, le battute al cinghiale, non sono soltanto necessarie, ma stanno diventando fondamentali per la salvaguardia della nostra specie, l’uomo.

Ho letto molti difendere in pratica i cinghiali, scrivendo che i ragazzi sarebbero dovuti andare più piano… Ma come? Ha forse un senso questo commento, ripetuto più volte sulla rete? In una strada dove il limite è fissato a 130 Km/h la colpa sarebbe ora dei ragazzi morti?

Non può essere così.

La responsabilità è di un contenimento che va incentivato e mantenuto costante nel tempo.

Dobbiamo batterci affinchè le squadre di cinghialai facciano ciò che è giusto: mettano in sicurezza tutti noi, perché è evidente che ormai non si è più sicuri.

Nella migliore delle ipotesi vengono distrutte le auto (ormai senza rimborsi) o si perde un raccolto, nella peggiore si perde la vita.

Quasi in concomitanza a questi tristi fatti, un cacciatore anziano, di oltre 70 anni, proprio durante una battuta al cinghiale a Graglia, forse deve essersi, senza accorgersi, avvicinato troppo al centro abitato, ed in particolare alla scuola.

Il suo intento non era certo quello di arrecare danno, o paura, a bambini e residenti.

Questi cacciatori non escono per divertirsi, ma sono convinti, come lo è il sottoscritto, che la specie cinghiale vada contenuta per la salvaguardia di tutti noi.

Bene hanno fatto i carabinieri forestali a intimargli l’alt, molto meno bene ha fatto il cacciatore a scegliere la via del bosco quasi sicuramente richiamato dall’abbaio dei cani in ferma.

E’ abbastanza evidente che l’uomo, pur non sapendo io di chi si tratti, spaventato e probabilmente resosi conto di essersi allontanato involontariamente, non ha ragionato con lucidità.

E’ giusto che ora risponda del suo gesto, ma spero anche che le attenuanti del momento vengano considerate: le sue intenzioni erano certo buone.

Non è comunque più tempo per disquisire sulle opportunità del contenimento di questi animali.

E’ davvero ora di agire e per giunta con convinzione, prima che altre vittime allunghino la lista delle morti che potrebbero essere evitate.