CI PENSA L’AZIENDA, NON LO STATO.

Puntare il dito contro il Governo che ad oggi, siamo quasi al mese di giugno, non ha provveduto a versare contributi e cassa integrazione a quei cittadini che hanno bisogno come il pane – anzi, che hanno bisogno per il pane – di quei fondi paradossalmente è un fatto superato. Perchè siamo tutti coscienti, noi cittadini, che lo Stato centrale è in colpevole ritardo nei confronti di coloro che pagano regolarmente le tasse e di conseguenza vorrebbero che altrettanto regolarmente chi amministra la cosa pubblica corresse in aiuto nei momenti di difficoltà. E se l’emergenza Covid-19 non è un momento di difficoltà, ditemi voi che cosa è…

Ed allora gli italiani cercano, come troppo spesso accade, di arrangiarsi trovando soluzioni in autonomia. E poi c’è qualche azienda che sceglie un comportamento diverso da quello della massa. Tanto che ti chiedi che sia vero. Succede a Poirino, centro grande quasi come Cossato e posto ad una ventina di chilometri da Torino, in direzione di Alba. È noto per la produzione di asparagi e l’allevamento di tinche ma anche perché nel suo territorio ha sede la Denso che occupa quasi 1.500 lavoratori. Si tratta di una multinazionale giapponese che nello stabilimento piemontese sviluppa sistemi per la climatizzazione dei veicoli. Cosa è successo alla Denso? I manager hanno deciso di decurtarsi di circa il 15% lo stipendio di maggio, giugno e luglio versando la cifra non incassata in un fondo a favore degli operai in cassa integrazione per un periodo superiore a 10 giorni. La cifra stimata ammonta a circa un milione di euro ed ogni lavoratore riceverà 200 euro al mese per l’intero periodo di cassa integrazione a zero ore. Punto. Ogni commento è superfluo.

Gian Domenico LORENZET – #DARDOMENICO