A far l’amore comincia tu …

Indimenticabile icona pop, si è spenta all’età di 78 anni Raffaella Carrà, pseudonimo di Raffaella Maria Roberta Pelloni.

È mancata alle 16.20 del 5 luglio 2021 in una clinica di Roma, dopo una lunga malattia che aveva consumato il suo corpo esile ma vitale. Un personaggio rivoluzionario ma elegante, una vera star sempre ottimista e con il sorriso. Quando appariva sulle scene creava un’illuminazione naturale con la sua energia. Ricordiamo brani ballabilissimi come «Tuca Tuca si» (1971), «Rumore» (1976), «A far l’amore comincia tu» (1976),  ripreso dal dj Bob Sinclar nel 2011 in versione più dance e remixata (lo ricordiamo anche in uno spezzone del film di Sorrentino «La grande bellezza»), «Tanti auguri» (1978), «Pedro» (1980) e tanti altri indimenticabili. Le generazioni degli anni sessanta e settanta sono vissute a pane e Raffaella Carrà, ricordata anche come donna libera, regina di emancipazione. Nelle sue canzoni, ancora in tempi di tabù comunicativo, parlava  di sesso senza mai essere volgare. Se ne è andata uscendo inaspettatamente di scena e lasciando tutti a bocca aperta. La sua riservatezza caratteriale fino all’ultimo aveva impedito al suo pubblico e a tutti noi di venire a conoscenza della sua malattia e sofferenza. Tutti la ricorderanno sempre per il suo caschetto biondo che si buttava all’indietro a tempo di musica e per la sua inconfondibile risata.

Tanti sono stati i tweet di cordoglio degli artisti italiani, da Renzo Arbore a Laura Pausini e diversi personaggi televisivi che l’hanno ricordata commossi e con parole sincere, da Antonella Clerici a Carlo Conti, Mara Venier, Enzo Paolo Turchi che, giovanissimo, con lei ballava il «tuca tuca», Claudio Lippi, Rita Dalla Chiesa, Red Ronnie, Pippo Baudo e molti altri.

È stata anche attrice, conduttrice televisiva e radiofonica e autrice televisiva. Non possiamo non citare il suo azzeccatissimo «Carramba! Che sorpresa» andato in onda su Rai 1 dal 1995 al 2002 e nel 2008 per un totale di otto edizioni. Una grande moderatrice che piaceva ad un pubblico eterogeneo: dai bambini agli adulti, ai più anziani. A tal proposito è interessante citare Vittorio Sgarbi che, durante il programma televisivo «Quarta Repubblica», alla domanda del conduttore Nicola Porro «Raffaella per te è un Caravaggio?» risponde: «È un Raffaello perché ha la capacità di contenere i contrasti : era capace di comprendere ciò che era diverso , di incontrare il male traducendolo in bene; stava chiudendo la sua carriera dimostrando di non essere la soubrette ma di capire la televisione che aveva fatto» . La paragona ad un direttore d’orchestra in grado di contenere gli attriti e di condurre. «Era Raffaello», prosegue il critico d’arte: « il suo nome raccontava il suo destino».

Lei come Gigi Proietti, come Franco Battiato, anch’essi recentemente scomparsi: sono artisti ritenuti immortali, è inverosimile pensare che non ci siano più perché hanno segnato i loro nomi come graffiti nella storia.

«Un carisma e una personalità di una star e non di una diva», sostiene Dalla Chiesa, «perché la diva la fai». Lei era così per sua natura.

Non appariva mai triste. Ricordiamola ancora con il testo di apertura di «Carramba! Che sorpresa»: «Aaah, sensazione unica; aaah, voglia di restare qui; aaah, voglia di ballar con te; ballo, ballo, ballo da capogiro; ballo, ballo, ballo senza respiro; ballo, ballo, ballo, m’invento un passo»…

Forse lei avrebbe voluto uscire di scena in modo gioviale. come in un suo balletto: sempre pulito e sensuale al tempo stesso.

Ciao, Raffa, te ne sei andata senza fare «rumore».

Mara Valsania