Vendita ATAP ridicolmente ciaparattamente

Vendita Atap: si oscuranoscreenshot_20160929-075241 i contorni di una decisione che sembra sempre più ad uso e consumo personale. Il presidente della Provincia, lancia in resta, prosegue nella sua campagna accelerata di dismissione delle quote, noncurante di quello che succederà in futuro ad Atap e soprattutto ai dipendenti. Perché in questo caso non ci sarà il salvagente naturale che è spettato ai dipendenti provinciali. Da qualche parte ho letto nei mesi scorsi un tentativo di accostamento delle due situazioni, ma si tratta evidentemente di casi enormemente diversi.

Con un territorio e un manipolo di sindaci silenziosi e sottomessi, Ramella con la scusa del commissariamento ha proseguito nel suo intento, ha stretto le sue relazioni, ha pianificato quasi tutto. Dico quasi perché come appare evidente oggi Gtt deve avere rovinato qualche calcolo. Diversamente non si capisce perché la Provincia non abbia risposto ufficialmente ad una lettera di Gtt che oltre a confermare il proprio interesse all’acquisto pone delle questioni alle quali un ente pubblico deve rispondere in modo ufficiale e protocollato. Chi era presente racconta che ieri, quando gli è stato chiesto conto lui abbia risposto che può dimostrare contatti e viaggi infruttuosi a Torino. Una follia. Gli enti pubblici non si gestiscono come aziende familiari e soprattutto non si gestiscono a proprio umore personale, mostrando tabulati telefonici o mail senza valore. La Provincia, di fatto, ha pubblicato il 23 settembre il bando che era stato stoppato all’ultimo, quest’estate, quando a collo storto Ramella aveva dovuto accettare, perché glielo aveva fatto notare il sindaco del comune di Vercelli, l’abbozzo di una trattativa con Gtt. Non gli era andata giù all’epoca ed ha fatto di tutto per fare finta di niente. In ultimo non ha nemmeno risposto all’azienda torinese dei trasporti. Ci sono voluti i 5 Stelle, interessati in modo particolare più del compagno Ramella al destino dei dipendenti e alla permanenza a carattere pubblico dell’azienda, ad incalzarlo. E qualche sindaco per fortuna è uscito da torpore, probabilmente rendendosi conto che nella fretta dimostrata per vendere Atap c’è qualcosa di più che le richieste del ministero di sanare conti provinciali. Certo Atap metterebbe a posto i conti e Ramella potrebbe andare a Roma tronfio dicendo quanto è stato bravo a risanare i conti della Provincia… Ma se i conti non venissero risanati cosa succederebbe? Arriverebbe un commissario e non è detto che sarebbe lo stesso Ramella. E così lui perderebbe il suo giocattolo di visibilità mediatica preferito. Per il personale non cambierebbe nulla,  per l’ente nemmeno. Per l’ente le cose cambieranno solo con il referendum o con una nuova riforma che non sia ridicola come la riforma Delrio. Ma ormai il metodo Ramella è chiaro a tutti. Fra poco inizierà a mezzo stampa e spiegare come senza la vendita Atap un commissario svenderà i pezzi del patrimonio, come si disinteresserà del personale, etc. Come se lui oggi si stesse preoccupando dei 200 dipendenti di Atap che, dovessero cadere i servizi in essere probabilmente per una buona metà si troverebbero in esubero. Unico obiettivo: conservare un posto che quando gli fa comodo ricorda essere gratuito e senza gettoni, quasi una pena,  ma quando gli fa ancora più comodo utilizza a suo uso e consumo pubblicitario. Persino qualche suo consigliere ieri raccontano che bianco in volto non credeva a quello che stava sentendo visto che naturalmente il metodo di gestione personale della provincia intesa come l’espressione unica di Ramella non contempla la condivisone delle notizie con i consiglieri. Almeno con quelli che non contano nulla.

Finale della storia: Gtt ha confermato di essere interessata ma Ramella se ne è fregato e ha pubblicato lo stesso un bando. Ora vedremo chi parteciperà e chi se lo aggiudicherà. Ma da destra e sinistra, compresi i 5 Stelle, qualche candidato in pole position pare essere già noto. Così si mormora al bar almeno.