REFERENDUM SULLA CACCIA: BASTA IPOCRISIE

Riecco le campagne pseudo ambientaliste contro la caccia. Non posso mancare di rispondere, come sempre, mettendo in luce le incongruità di articoli come quello apparso sul giornale “la Nuova Provincia di Biella” di sabato 17 luglio 2021. La prima cosa che mi viene in mente, nel leggere quelle frasi sconclusionate, è che mi farò nuovamente portavoce presso le associazioni di categoria affinché comincino a chiedere delle risposte a questi signori come Vittorio Barazzotto, che accusano i cacciatori di aver immesso i cinghiali: se hanno delle prove, se sono certi di ciò che affermano, lo dicano con delle prove. Anche perché noi cacciatori abbiamo il dubbio, ad esempio, da tempo, che questo mondo ambientalista un po’ deviato abbia immesso il lupo, ma non andiamo a dirlo in giro perché non abbiamo le prove. Abbiamo dei dubbi, certo, a volte fondati, ma non lo scriviamo sui giornali perché non abbiamo certezze. E quindi non alimentiamo gossip. Le dichiarazioni alla “Barazzotto” sui cinghiali sono delle voci da bar, che si dicono, ma che non hanno alcuna valenza. Questi signori da anni continuano con questa storia dei cacciatori che fanno proliferare specie per poi sparare loro, ma chi mi dice che non li abbiano immessi gli ambientalisti, i cinghiali, magari perché mancavano nel ciclo naturale del nostro territorio?

E’ curioso che un politico come lui, un ex sindaco ormai in disarmo, si metta a scrivere queste cose dimenticando che, quando c’erano i ballottaggi che lo riguardavano, correva dietro anche i cacciatori per cercare i quattro voti per battere il suo avversario. Ed oggi il suo concetto di riconoscenza è quello di farsi portatore di un referendum per abolire la caccia. Signori cacciatori, ricordiamocelo sempre molto bene: questa gente, appena può, fa queste uscite dopo aver cercato ammiccamenti e la memoria aiuta a non essere più presi in giro.

Ricordo anche a Vittorio Barazzotto l’intelligente scelta dell’allora presidente Cota e dell’allora assessore Claudio Sacchetto, che mi pregio nello specifico di aver personalmente consigliato essendo all’epoca assessore provinciale, ossia quella di abrogare la legge regionale 70 e usare per la caccia una legge nazionale, che è la 157. Che Barazzotto vada a leggersi bene il titolo di questa legge prima di scrivere fesserie. Non si tratta infatti di una legge sulla caccia. Il documento ha un altro titolo, molto chiaro: “Norme per la protezione della fauna selvatica omeoterma e per il prelievo venatorio”. Lo ripeto per i più distratti: per la protezione della fauna selvatica. Questo, di per sé, la dice già lunga sul tema che stiamo affrontando. E Barazzotto invece la definisce una legge più permissiva a favore dei cacciatori perchè forse, probabilmente, non sa neanche cosa sta dicendo e di cosa esattamente sta parlando se non per sentito dire e riporto.

Tornando invece alla legge 70 mi trovo naturalmente d’accordo, come detto, sulla scelta che fece Cota, ossia di abrogarla e di usare la 157 per gestire la caccia in Regione Piemonte. Anche se, da una parte, nutro un po’ di rammarico. Da quella scelta, infatti, qualche tempo dopo scaturì il più grosso aborto legislativo del territorio nazionale, ossia la legge regionale la 5/2018 promossa dalla giunta Chiamparino e approvata anche dallo stesso Vittorio Barazzotto. Un aborto di legge che per fortuna l’attuale amministrazione regionale, per merito dell’assessore Marco Protopapa, e del suo staff che ringrazio pubblicamente, sta pian piano modificando. Per questo ringrazio anche il consigliere regionale Claudio Leone che ha preso cuore l’accorato appello di tutto il mondo agricolo e venatorio e un pezzo alla volta sta smontando questa insulsa legge.

In ultimo, se questo referendum deve essere fatto, se davvero serve, contiamoci pure. Contiamo veramente quanti italiani ritengono che sia giusto buttare via centinaia e centinaia di migliaia di euro, in questo delicato momento storico, per fare un referendum che mi auguro abbia lo stesso risultato degli altri. Io sono fatalista, ma credo anche molto ai proverbi. In questo caso, al “non c’è il due senza il tre”. E chissà che anche questa volta, come le altre volte, si arriverà a capire, che piaccia o meno, che l’attività venatoria è indispensabile nella gestione del nostro ambiente. Purtroppo, i quattro talebani alla ricerca di un po’ di visibilità e qualcuno anche alla ricerca di qualche business mascherato con l’etica della difesa degli animali, continuano imperterriti a proporre azioni contro qualcosa che a ben guardare conoscono davvero poco.

Guido DELLAROVERE

Presidente provinciale F.I.D.C. Biella