Il Tor de Geants è un’esperienza al limite, dura, di quelle che ti segnano per una vita la sfera dei ricordi.
E’ una prova estrema, con la natura, con se stessi. Ed è con questo spirito che Maurizio Ferraris, il mio amico Maurizio, l’ha affrontata: con la stessa determinazione con la quale, da anni, mi accompagna a caccia sulle stesse montagne nelle quali ieri sera, dopo 134 ore e 52 minuti, ha tagliato il traguardo dei 330 chilometri che lo hanno impegnato in questa settimana.
Non è un alieno Maurizio, ma un uomo che sa ciò che vuole.
Lui non corre su strada, ma si allena assieme al suo cane da sangue, un segugio bavarese di nome Toki.
Vive la montagna a tutto tondo, con una passione che viene ancor prima che quella della corsa. E così, uscita dopo uscita, passo dopo passo, negli anni ha costruito una passione indelebile.
Per la classifica ufficiale ha terminato al 291° posto. Ma conta davvero la classifica in questo caso?
Completare una corsa come il Tor, superare tutti i cancelli, sempre seguito a distanza e sorretto psicologicamente oltre che dagli amici e dai parenti anche dalla sua Brunetta, vale tutto.
La posizione con la quale si è varcata la linea finale diventa assolutamente irrilevante per quanto, comunque, a noi profani faccia ugualmente colpo. Bravura, resistenza, capacità nello stringere i denti nei momenti di maggiore difficoltà, perché ce ne sono, sono le doti che da sempre contraddistinguono Maurizio.
E ieri sera, completando l’impresa, come l’eroe epico, le ha confermate tutte.
Sei il nostro eroe della montagna Maurizio e farti i complimenti per il risultato è sicuramente troppo poco