Spesso siamo portati a credere che quando una persona ha militato in un partito, per sempre resti legato alla medesima situazione. Se per scelte personali, oppure opportunismo, o magari interessi diversi, migra in un altro partito nel corso della sua vita, questa scelta viene avventatamente vista come un “salto della quaglia”.
La verità è che si è appassionati di politica e si aderisce ad un partito, significa che le idee personali sono quanto più vicino a quelle del partito stesso e del suo leader in quel determinato periodo. Perché dico questo?
Negli anni ‘90 ho iniziato a militare in Alleanza Nazionale, affascinato dalla novità espressa del soggetto politico voluto da Gianfranco Fini. I valori predominanti, oltre ai principali stereotipi della destra, si riferivano alla Nazione, all’unità d’Italia, al tricolore e via discorrendo. Era un partito conservatore e antagonista ad una sinistra ancora non come quella di oggi. Era una storia legata a quel determinato tempo.
Il mio passaggio, come tutta Alleanza Nazionale, non fu indolore. Venni traghettato obtorto collo all’interno del Pdl, e provai a credere in quell’unico partito del centro destra conservatore, moderno, che però, pur mettendocela tutta, fallì miseramente. Anche in questo successivo contenitore i valori di An avevano una loro identità, forse un po’ più liberali, ma pur sempre riconducibili ad una linea politica ben distinta.
Finito il Pdl, però, finisce la mia esperienza da militante. Nel frattempo nascono la nuova Forza Italia e il nuovo Fratelli d’Italia, ed a quest’ultimo partito non ho mai aderito. Andava a riprendere la vecchia An, ma in realtà, pur senza critiche, il progetto nel suo complesso non mi ha mai convito.
Nel frattempo la Lega crollava al 4%, con i suoi valori legati alla Padania, alle corna da vichingo, il conio padano, l’acqua santa, il parlamento del nord. Sono tutte tradizioni di un partito che fanno parte della storia, come possono essere i busti con le teste pelate esposti ancora oggi a destra o di sinistra.
Mentre ciò avveniva, iniziava anche la nuova politica di Matteo Salvini che con la sua elezione a segretario della Lega, e siamo nel 2013, dà una impronta nuova al partito.
E io inizio a seguire il progetto politico con attenzione.
Le battaglie legate al “no euro day” e soprattutto contro questa Europa capitalistica erano per me nuovamente interessanti. Questo nuovo, talentuoso, segretario di un partito ancora non forte a livello nazionale, ma solo regionale, pur essendo stato già al Governo, stava aprendo una nuova stagione politica a destra. Non devo raccontare le successive evoluzioni di Matteo Salvini, ma arriviamo all’8 dicembre scorso, dove dal palco di piazza del Popolo saluta tutte le bandiere presenti e saluta la bandiera italiana, parlando come uno statista italiano, non più padano.
E incarna nel suo discorso, guarda un po’, quegli stessi valori della destra che mi avevano affascinato negli anni ’90. Ed è lì che mi è sorto un dubbio: se per me il progetto politico è molto chiaro ed affine, a tutti quei militanti affezionati alle corna e ai lega, che a livello locale vedono in me soltanto un personaggio che ha cambiato casacca, sono poi proprio così sicuri di stare nel posto giusto?
O forse sono loro, non io, che dal Sole delle Alpi e dalle corna dl vichingo si sono trovati a fare un salto ben più alto del mio, facendosi abbracciare dal tricolore, dopo essere stati nella Padania sovrana?
Questi militanti che accusano me di venire da lontano che oggi si fanno in quattro per salutare la camicia bianca e la giacca blu di Salvini, sono certi di ritrovarsi nei loro ideali?
Il bianco e l’elegante “blu Salvini” hanno sostituito il verde smeraldo, non è che forse chi rimpiange il verde eppure critica me oggi non starebbe meglio nel partito del Grande Nord di Angelo Alessandri (vero erede della Lega Nord Padania), un partito che può tranquillamente garantire loro la continuità di pensiero ma certamente meno redditizia in termini di carriera?
Nella Lega di oggi, non più nord ma solo Lega, le differenze sono più marcate per loro che per me, ne sono convinto e Salvini da Roma me lo ha confermato.