NON È TUTTO GOLD CIÒ CHE LUCCICA…..

La dichiarazione è di quelle che fanno balzare dalla sedia, che vanno rilette più volte perché alla prima lettura si resta increduli: “Mettiamo così la parola fine a una vicenda che si è trascinata troppo a lungo – commenta il presidente della Provincia Emanuele Ramella che si è occupato della trattativa -. In poco più di due anni ho risolto il problema di un’azienda che non aveva prospettive, con la politica che non era riuscita a lanciarla. Fino a ora non ho fatto altro che mettere in sicurezza enti non in grado di garantirsi la sopravvivenza, pur bruciando un sacco di soldi pubblici”. La fonte è Biella Cronaca, l’house organ di Ramella e di una parte del partitino democratico biellese. GOLDNon dovrebbero stupire i toni usati dunque, eppure lo stesso si fa fatica a non restare di sasso. Ma come? Posto anche che Ramella abbia avuto un ruolo cardine nella vicenda della cessione dello scalo di Cerrione che è tutto da dimostrare (immagina lo scrivente lo stesso ruolo avuto con Amazon, per cui tutti si erano precipitati a dare la notizia di una misera ed inutile lettera mandata a chissà chi salvo poi non ritornare sulla stessa notizia quando circa un mese fa si è venuto a sapere che Amazon ha scelto un’altra destinazione, in Provincia di Torino, questa sì realmente strategica e vicina ai collegamenti autostradali e tangenziali), ma alla fine il beneficio di tale vendita a chi va?

Il metro usato dal presidente che continua a parlare come se la Provincia fosse sua, più che un ente da amministrare nel migliore dei modi, è lo stesso usato con Atap. Le dichiarazioni sono dello stesso tenore. Questa volta, però, le scelte fatte non salvano nemmeno la sua poltrona come invece faranno le quote Atap eventualmente vendute. Già perché nello stesso articolo si cita che l’acquirente pagherà per il debito di un milione di euro ma solo “qualche centinaio di euro” per l’acquisizione delle quote. Così arrivo al punto, riprendendo la sua dichiarazione iniziale. Che problema ha risolto Ramella? Non certo quello della Provincia che dovrebbe tutelare, perché per quanto riguarda l’introito dell’ente non vi sono vantaggi economici concreti. Sui dipendenti, invece, neppure. Air Vergiate dice di conservare i quattro posti di lavoro part time, ma nessuno, una volta ceduta la società, potrà sapere quale sarà il destino a lungo termine dello scalo e del personale. E allora? Tralasciando naturalmente che intorno al tavolo della trattative ci sono stati altri partner del territorio assolutamente dimenticati da Ramella nelle sue dichiarazioni, come se fosse stato socio unico della Sace, e unico deputato a trattare per un biennio con gli acquirenti eventuali, la verità è che non ha salvato un bel nulla. Ha svenduto la società che gestiva un aeroporto esattamente come svenderà alla fine Atap. Se questo si chiama mettere in sicurezza enti (quali poi? Sace è una società, non un ente e vendere le quote e i debiti non significa certo mettere in sicurezza) c’è poco da stare sereni. L’esempio dell’aeroporto è un piccolo esempio, ma alla fine con Atap finirà allo stesso modo, perché in questo ultimo mese in tutte le sedi il partitino democratico e Ramella hanno spiegato che bisogna vendere per salvare la Provincia. Quindi si venderà a tutti i costi, persino quando farlo non salverà nemmeno più l’ente, ossia quando a bandi esauriti e deserti arriverà l’evidente sciacallo (già in accordo di cartello sin da adesso) che rileverà “per qualche centinaio di euro” (si fa per dire) o poco più anche Atap. E i dipendenti? A già, ma di quelli non importa a nessuno in quella che un tempo era la sinistra, l’importante è “mettere in sicurezza” il proprio sedere.