IL DARDO DEL 27 NOVEMBRE: L’AMIANTO NON HA GIA’ UCCISO ABBASTANZA? NO ALLA DISCARICA DEL BRIANCO

In questi giorni è partita una forte sensibilizzazione sul tema della discarica di amianto del Brianco a Salussola. Un’opera gigantesca da 40.000 metri quadrati, posizionata in mezzo a terreni destinati alla produzione della dop del riso di Baraggia.

Non una discarica per sempre: sei lotti, scavati e riempiti per 13 anni prima che la discarica venga esaurita. E una volta esaurita, in questo lasso di tempo, totalmente riempita con oltre un milione di metri cubi di amianto (pare una cifra vicina al milione e mezzo), stoccato a partire da un buco di 13 metri di profondità, uscendo poi dalla terra per una ventina di metri. Un panettone di amianto, dove ogni 3 metri di rifiuto si alternano 40 centimetri di terra e così via sino allo strato più alto, dove il tutto viene coperto da un metro di terra. Già solo per riempirla, una movimentazione di terra e amianto da paura.

A guardare il progetto, ovviamente di parte, la discarica sembra quasi un luogo magico, per famiglie: ricoperta da alberi al suo completamento, con zone relax, laghetto da pesca e aree pic nic con vista discarica al suo fianco. In realtà basta davvero poco, cercando immagini delle discariche di amianto presenti al mondo, per accorgersi come si presenta una discarica di tale tipologia: centinaia di migliaia di metri cubi di amianto che arrivano via camion e che vengono portati nel grande buco, stoccati, e lavorati in attesa di venire interrati. Pile enormi di rifiuto che si sbriciola (quando viene tolto dai tetti viene trattato in superficie, ma se i pannelli si spezzano al loro interno la fibra è libera e volatile, tanto che chi lavora in una discarica ci lavora con tute e maschere (chissà come mai, se è tanto sicuro, non si fa lavorare la gente senza precauzioni?). Quindi non si capisce perché al di là della discarica dove queste polveri sono libere di volare nei tredici anni di utilizzo verso Salussola, Sandigliano, Verrone, Cavaglià, Massazza, etc., bisognerebbe portare i figli a fare il barbecue a fianco di questo eco mostro.

All’interno della discarica possono essere applicati tutti i protocolli possibili, ma è evidente come l’amianto in discarica debba arrivarci e che appena arrivato non possa sparire all’istante. In tanti enti, dall’Asl ad alcuni tecnici hanno dato parere negativo. La stessa Regione non include il sito di Salussola Brianco fra quelli idonei, in un testo notevole che si chiama “piano amianto della Regione Piemonte” che infatti predilige zone cavernose e luoghi posizionati realmente lontano da ogni rischio.

Tutti noi abbiamo esperienze di come spesso la gestione umana del lavoro sia diversa dalla teoria degli scritti. Davvero chi è favorevole alla realizzazione della discarica se la sentirebbe di vedersela scavare (oltre una decina di campi da calcio affiancati, per rendere l’idea) a fianco a dove vive? Io credo che per la nostra salute e per la nostra vita tutti noi possiamo e dobbiamo porci degli interrogativi. E il primo e più importante è: avete la certezza oltre ogni ragionevole dubbio che alcuna fibra di amianto non sarà mai respirata da voi e dai vostri figli? Siete disposti a scommetterci la vita? Io credo di no.