IL DARDO DEL 13 AGOSTO: LA POLITICA SOTTO L’OMBRELLONE SI SCALDA

Uno dice “datemi pieni poteri” e subito viene visto come il peggior dittatore, fraintendendo un concetto che in ogni democrazia dovrebbe essere chiaro e indiscutibile: chi ha il consenso governa, gli altri fanno opposizione. In Italia la Lega oggi può vantare un consenso molto ampio. Lo sanno tutti, e prima di tutti Salvini, a cui non sfuggono i sondaggi quotidiani.

Lo sanno i suoi avversari, terrorizzati dallo scomparire. Almeno così è per i 5 Stelle, che fino a ieri hanno votato assieme alla Lega e oggi, da vari pulpiti, sputano dentro il piatto da cui hanno (e ancora stanno) mangiando.

La realtà, poi, è ancora più pervicace. Il Partito democratico, principale antagonista di Governo assieme, a questo punto delle cose, ai 5 Stelle, soffre di una crisi di leadership.

Da un lato c’è uno spento Zingaretti, che controlla il partito ma non i parlamentari (almeno non tutti). Dall’altro Renzi, che appena ha fiutato la possibilità di prendersi una minima ribalta lo ha fatto senza indugi. E così, fra i due, la battaglia è piuttosto scontata: senza aiuti esterni Zingaretti non riesce a reggere il confronto. Il “bomba” di Rignano ha fortunatamente per la Lega commesso un numero spropositato di errori nella sua gestione del potere, ma resta un politico di razza. Zingaretti non riesce a tenere il confronto e annaspa.

Ma ha una certezza ben chiara, che paradossalmente agevolerà Salvini e asseconderà la sua intenzione di andare al voto quanto prima. Quando il presidente Mattarella, a breve, farà le sue consultazioni e valuterà, probabilmente chiedendo a tutti uno sforzo istituzionale, per il bene Comune, per poter varare la legge di bilancio e scongiurare nefaste (ma siamo poi così sicuri?) ripercussioni, allora il buon Zingaretti terrà il gioco di Salvini: nessun accordo, si va a votare duri e puri.

Nelle ultime ore, evidentemente, qualche consulente non ancora ai bagni Venere sta cercando di fargli capire che così si consegneranno le chiavi del Paese a Salvini, e quindi pare che il gioco stia mutando in quello di scalzare Renzi, facendo leva sull’odio che i 5 Stelle provano per il toscano e poi, di fatto, attuare lo stesso schema di resistenza assieme a 5 Stelle e residui sinistri. E tenere questo Parlamento in vita. Ma perché mai Zingaretti preferirebbe di gran lunga il voto? Semplice: gli stessi sondaggi che legge Salvini li legge anche il Governatore del Lazio.

Si è fatto la convinzione che la Lega sia imbattibile oggi come a marzo o fra un anno e mezzo. E allora applica la tattica che la sinistra ha sempre applicato fatto salvo forse proprio con Renzi negli ultimi anni, ovvero lo schema per il quale è meglio fare una sana e comoda opposizione ma con gli uomini giusti. E nel suo caso gli uomini giusti sono i suoi e non quelli di Renzi (attualmente in Camera e Senato). E se così fosse Renzi starebbe a guardare? Ma neanche per sogno. Infatti è praticamente pronto ad uscire con il pallone e dar vita al primo vero contenitore di centro moderato con l’ambizione (tutta da verificare nei fatti), poco a poco, di catalizzare tutto ciò che non è smaccatamente radicalizzato a sinistra e a destra

. Lasciare quindi un Pd novello Pds con Leu a un estremo e Lega con Fratelli d’Italia dall’altro? E i 5 Stelle? Loro sono il gruppo che, ancorchè con il 18%, sparigliano il mazzo e rompono il gioco. Senza di loro il piano potrebbe avere un senso, ma con loro, certamente non una forza moderata di centro, diventa tutto più difficile. Almeno lo diventa immaginare di governare.

Per l’opposizione, anche in questo caso, gli estremi ci sono tutti. Così l’unica alternativa è che lentamente il Movimento scompaia. Un primo forte colpo gliel’ha dato Salvini. Ora toccherà vedere che succederà nel mettere i bastoni tra le ruote del leghista.

E Salvini, appunto, in tutto questo? Ci sguazza. Lui ambisce a capitalizzare un consenso che sa sfiorare il 40%. Gli italiani, a dispetto di tutte queste manfrine, oggi sono con lui.

La Lega ha un preciso programma di Governo e i numeri (potenziali) per applicarlo. E’ riuscito a tenere Forza Ialia dalla sua parte, con la fida stampella Meloni. Basta dunque essere sotto scacco. Si scoprano le carte e si vada alle urne. Il Parlamento non lo permetterà?

Potrebbe anche essere. Ma in questo caso, una popolazione già piuttosto arrabbiata che al 40% voterebbe per Salvini difficilmente non genererebbe una contrarietà tale per cui sarebbe a quel punto inevitabile porvi rimedio. Salvini lo sa. Governi “illegittimi” o “legittimati da tecnicismi” farebbero saltare il banco.

E ci conta eccome.